Tra gli esercizi che risultano più stimolanti in campo linguistico vanno certo ricordati quelli etimologici. La storia delle parole suscita curiosità e talora accende anche l’inventiva….
In III C ci si è imbattuti, parlando dell’invito di Epicuro a tenersi lontani da impegni pubblici, nella radice lat. Ne è nata una gara accumulatoria di parole italiane che la contengono: latente, latitante…
Forse l’idea base dell’essere nascosto ha risvegliato negli studenti sogni riposti. A loro volta i sogni hanno incrementato le competenze linguistiche che si sono applicate ad essi stessi in un ingorgo creativo/ermeneutico.
Così dal lathe biosas del filosofo di Samo siamo approdati, in un viaggio verbale vertiginoso, alla volontà di annullarsi del Lat-ino stesso, lingua che non avrebbe intenti comunicativi ma che al contrario vorrebbe celare la sua esistenza, rimanere lat–ente, celata, inoperante.
Che l’eliminazione del latino da alcuni curricola scolastici possa essere connessa con il neoscoperto etimo e col tentativo di creare una corrispondenza tra etimo e realtà? Che rinasca la vexata quaestio del rapporto tra le parole e le cose?