LAGER

 LA SOLUZIONE FINALE

 

Lo scopo principale della politica hitleriana era quello di sterminare biologicamente l’intera popolazione ebraica; la politica di Hitler si può definire pronatalista: il suo scopo era quello di “estirpare la materia biologicamente inferiore”. Il suo folle desiderio era quello di rimodellare non solo la società e la mentalità, ma lo stesso patrimonio genetico nazionale.

La distruzione degli ebrei non fu un'operazione centralizzata. Non venne creato un organismo incaricato degli affari ebraici e non fu stanziato un fondo per finanziare l'opera di distruzione. L'attività antiebraica fu svolta dalla pubblica amministrazione, dai militari, dall'industria e dal partito. Tutte le componenti della vita organizzata tedesca furono coinvolte in questa impresa. Il processo di distruzione si basava su tre premesse:

 

- nessun ebreo doveva sfuggire alla rete;

 

- gli articolati rapporti tra ebrei e non ebrei dovevano essere interrotti col minimo danno possibile per i tedeschi;

 

- bisognava limitare al massimo le ripercussioni psicologiche tra le file dei carnefici,evitare agitazioni tra le vittime e scongiurare proteste tra la popolazione
  non ebrea.-  

                                                                                                            

Sul problema della progettazione della "Soluzione Finale" gli storici sono divisi: gli "intenzionalisti" dicono che ci fu un programma preciso già concepito da Hitler negli anni '20; gli storici "funzionalisti" dicono che un piano organico non esistette mai, ma il genocidio fu il risultato di una serie di operazioni che si delinearono di volta in volta.

L'Olocausto si consuma negli anni 1941-45, ma l'apice è il 1942. Sulle cifre oggi si conviene che furono almeno 6 milioni e mezzo di ebrei e mezzo milione di zingari. Hilberg individua quattro fasi nel processo devastante di distruzione:


1 - definizione per decreto (chi è ebreo);
2 - l'espropriazione (beni, imprese, lavoro, diritti) ed espulsione;
3 - separazione dal resto della popolazione e concentramento;
4  -annientamento


La fase due inizia già nel 1933 e si prolungò fino alla Kristallnacht (9-10 nov. 1938).

La fase tre non fu ben delineata fin dall’inizio; furono pensate, infatti, più di una “soluzione” al problema ebraico.

La “Reserwat”, ovvero la formazione di un triangolo creato dalla Vistola e dall’affluente San con il confine sovietico ad est, fu il primo piano dei nazisti. Tuttavia questo progetto fu ben presto abbandonato, infatti non c’era un luogo in Europa, abbastanza grande per concentrare l’intera popolazione ebraica.

 

La seconda soluzione proposta dai gerarchi nazisti fu quella di deportare tutti gli ebrei nel Madagascar, isola africana, allora in mano alla Francia. La diplomazia tedesca cercò di far apparire il “piano Madagascar” come la creazione di uno stato ebraico; tuttavia, anche questo progetto fu accantonato verso la fine dell’estate 1940.

Probabilmente però, l’abbandono del progetto “Madagascar” è strettamente legato alla preparazione del cosiddetto progetto “Barbarossa”, cioè l’aggressione contro l’Unione Sovietica. Fu infatti in questi luoghi che il genocidio prese forma: in conformità delle intenzioni di Hitler, cominciarono le fucilazioni in massa, fucilazioni che possono essere considerate senz’altro come i più grandi e più spietati massacri eseguiti in tutta la storia dell’umanità e della seconda guerra mondiale in particolare.

 

Questi massacri erano ben organizzati e preparati con cura dai due capi delle SS, Heydrich e Müller. I massacri sui territori sovietici si svolgevano di solito subito dopo l’occupazione del territorio da parte degli eserciti nazisti. I “Kommandos” circondavano i quartieri ebraici e, dopo aver radunato tutti, donne e bambini inclusi, in piazza o in un bosco vicino, massacravano quelle creature indifese a colpi di mitragliatrice. Le cifre di questi assassini sono esorbitanti; basta solo pensare che a Kiev, capitale dell’Ucraina, in due giorni vennero fucilati 34.000 ebrei. Scene di morte e distruzione avvennero ovunque, dall’Estonia, alla Lituania, alla Lettonia, dalla Russia Bianca all’Ucraina meridionale.

Queste operazioni durarono per tutta la seconda metà del 1941, periodo nel quale vennero distrutte quasi tutte le comunità ebraiche dei territori dell’Unione Sovietica e dei Paesi Baltici, dove fino al 1939 esistevano alcuni tra i più floridi e massicci raggruppamenti ebraici. I tedeschi sfruttarono bene la confusione delle operazioni di guerra per giustificare ipocritamente queste stragi, cosa che non avrebbero potuto fare in Polonia, o in altri paesi, dove massacri così mostruosi non avrebbero trovato nessuna giustificazione non solo presso l’opinione mondiale, ma neppure presso l’opinione addomesticata dei paesi satelliti.

Per questo in Polonia e negli altri paesi occupati e semioccupati, come l’Ungheria e la Romania, lo sterminio degli ebrei venne realizzato a intervalli più o meno lunghi e non con il medesimo carattere brutalmente scoperto che ebbe nei territori sovietici.

Bisogna però aggiungere che queste carneficine sarebbero servite ai nazisti come “palestra di addestramento” per i misfatti che si preparavano a compiere dovunque e in Polonia in primo luogo.

 

Prima di tutto, in queste zone dell’Europa, gli ebrei vennero raggruppati in ghetti, quartieri di ridotte dimensioni, dove vivevano in condizioni disumane uomini, donne, vecchi e bambini, tutti con il terrore dei continui soprusi e dei rastrellamenti; tuttavia, per i tedeschi, la creazione del ghetto era, naturalmente, solo un mezzo passeggero. Come disse Heydrich, capo della RSHA, nel citato fonogramma del 21 settembre 1939, il ghetto non è una idea in se stessa, una istituzione fissa e durevole, ma il primo strumento in vista dello scopo finale, che purtroppo non tardò ad arrivare.

 

 La fase 4 comincia nel 1941. Qui inizia il vero e proprio Olocausto: piccoli reparti mobili di SS e polizia, le famigerate Einsatzgruppen, al seguito dell'esercito tedesco, rastrellano i territori occupati per eliminare spie, commissari politici sovietici e tutta la popolazione ebraica. Si procede con fucilazioni di massa.

 

 

1942, gennaio: conferenza del Wansee: Heydrich, capo dell'ufficio centrale di sicurezza del Reich (RSHA) e braccio destro di Himmler, convoca 15 alti funzionari e comunica l'ordine di procedere alla Endlösung, alla "Soluzione Finale". Vengono ampliati e riadattati a campi di sterminio i campi di concentramento esistenti. Nella primavera del '42 entrano in funzione i primi campi creati esclusivamente per lo sterminio. Sono sei, tutti nel territorio o vicino al confine del Governatorato Generale (la parte tedesca della Polonia occupata): Belzec, Sobibor, Treblinka, Lublino-Majdanek, Chelmno ed il tristemente famoso Auschwitz. In un anno circa 2 milioni di morti provenienti dai ghetti della Polonia.

 

Il maggiore centro di sterminio era, per l'appunto, Auschwitz, predisposto per "liquidare" fino a 10.000 persone al giorno. Ne riuscì ad uccidere in totale 1.300.000 (Treblinka 900.000). In totale la Soluzione Finale distrusse i 2/3 della popolazione ebraica europea. Nel corso del '43 furono smantellate le strutture di Belzec, Sobibor e Treblinka, che ormai avevano esaurito il loro compito. Invece Auschwitz fu smantellato solo nel novembre del '44, ma i nazisti non fecero in tempo a distruggerlo, perché il 27 gennaio 1945 entrarono i sovietici.