GULAG
(D
irezione centrale dei lager)

 

1918 (inizio della guerra civile): creazione di una vasta rete di campi di concentramento per criminali comuni, prigionieri della guerra civile, funzionari accusati di corruzione,  nemici politici, nonché ex nobili, imprenditori e grandi proprietari terrieri.

1919: creazione della sezione lavori forzati (lavoro coatto come mezzo di redenzione sociale)
Durante tutto il periodo leniniano e staliniano i lager sovietici furono 384, disseminati nei luoghi più inospitali dell’URSS, dalle isole Solovki alla Kolyma.

1924: approvazione della Costituzione dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (URSS); i poteri delle singole repubbliche avevano un significato puramente amministrativo, poiché ogni decisione politica veniva presa dal governo, completamente sottomesso ai capi del partito comunista (l’unico la cui esistenza fosse prevista dalla costituzione). In seguito alla morte di Lenin (1924), Stalin divenne padrone assoluto dell’Urss nel 1927, dopo essere riuscito ad escludere Trotzkij dal governo.

Dal 1929 i campi assunsero un nuovo significato quando Stalin decise di ricorrere ai lavori forzati per accelerare scavi e industrializzazione nell'estremo nord e la polizia segreta assunse il controllo dei gulag, che videro una rapida espansione con gli arresti di massa delle Purghe dal 1934 al 1939. I campi, da luoghi di rieducazione divennero in questo periodo centri di lavoro schiavile.

Fino al 1933 i più colpiti dalla repressione furono i kulaki, cioè i contadini che si erano arricchiti grazie alla libertà economica concessa durante la NEP. Fu all’avvio della politica di collettivizzazione forzata della terra con il primo piano quinquennale che il governo sovietico individuò nei kulaki il principale ostacolo al proprio progetto: le loro terre furono quindi assorbite nei kolchoz, e i kulaki deportati o sterminati in massa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1934-39: instaurazione di una strettissima vigilanza sulla popolazione; i gulag si riempirono di gente che spesso non sapeva neanche di che cosa fosse incolpata; si diffusero denunce, arresti, esecuzioni sommarie e attività di polizia segreta. Le opportunità più ampie per una facile, talora automatica, condanna dei "criminali" venne fornita dall'articolo 58 del codice penale. Esso comprendeva una serie di reati legati ad attività controrivoluzionarie, quali l’arrivare tardi al lavoro, parlare con estranei o possedere un oggetto particolare (possedere una macchina da scrivere, per esempio, comportava l’essere sospettati di spionaggio. Chi era direttore di un kolchoz in un’annata sfortunata era considerato anticomunista e nemico del popolo.

Un ‘idea del terrore che la popolazione provava è data da una scenetta di quegli anni:

1939: l’ondata repressiva che aveva gettato nell’angoscia e nella disperazione l’intera società sovietica, costretta a vivere sotto la minaccia di un potere dispotico e terroristico, si interruppe. Il totalitarismo stalinista si era ormai definitivamente imposto e l’attenzione dello Stato si spostò sullo scontro che si stava annunciando contro la Germania per il quale erano necessari più uomini possibile.

La macchina repressiva conobbe una seconda stagione di deportazioni di massa nel corso della seconda guerra mondiale, rimanendo operativa fino alla morte di Stalin (1953).