Analisi della lettera ad Atticum
Nella lettera ad Atticum IX,11a Cicerone replica all’invito di Cesare che lo esorta a recarsi a Roma per sostenere la sua politica. L’autore decide di non abbandonare la Campania; e, manifestando inoltre la speranza di una riconciliazione fra Cesare e Pompeo, si offre come mediatore.
Per tutelare il proprio futuro politico e la possibile rappacificazione fra il partito di Cesare e quello di Pompeo Cicerone dispiega tutta la sua abilità diplomatica al fine di guadagnarsi il favore dell’interlocutore.
L’autore, infatti, ricorda a Cesare di essere stato sostenitore dei suoi “diritti”(non ha partecipato alla guerra, si è rifiutato di recarsi a brindisi). Ed allo stesso modo cerca di difendere la posizione di Pompeo, dimostrandosi neutrale e propenso ad amministrare una tregua. Ricorda inoltre di essersi sempre mostrato amico ad entrambi: intende così ottenere sia il ristabilirsi dell’amicizia fra Cesare e Pompeo, sia mantenere la sua neutralità, senza essere costretto a recarsi a Roma, fatto che lo indicherebbe sostenitore di Cesare.
Tuttavia, in un passo particolare, l’atteggiamento di ostentata neutralità sfocia in aperta condanna degli eccessi del partito pompeiano: Cicerone, infatti, si mostra in disaccordo con Pompeo quando questo decide di venire alle armi con Cesare e si rifiuta di arruolare nuovi soldati in Campania come richiesto. L’autore, come già detto, ritiene infatti che con tale guerra si violi il diritto di Cesare e che l’unica causa sia solo l’invidia degli avversari politici, il cui fine è togliere al generale i privilegio concesso dal popolo romano.
In secondo luogo, Cicerone riconosce a Cesare “mirabile e singolare saggezza” e lo indica come riconciliatore del popolo romano. Gli conferisce inoltre lealtà e lo ringrazia per aver salvato Lentulo.
Tuttavia, in un passo della lettera ad Familiares XIV,14 l’autore esprime le sue vere considerazioni su Cesare. Pur stimandolo e conferendogli la saggezza necessaria a risparmiare un attacco contro Roma, teme che possa cadere nella follia e permettere il saccheggio della capitale.