A metà del VI secolo a. C. nasce a Cnido la prima vera scuola di medicina scientifica, con un indirizzo di ricerca ben preciso anche se tendente alla semplificazione sia per quanto riguarda la spiegazione delle malattie che gli interventi terapeutici a cui ricorrere. Se particolare fu l’interesse di questa scuola per l’anatomia, il concetto di patologia appare invece piuttosto rudimentale in quanto ogni malattia e anzi ogni singolo sintomo erano considerati un fenomeno completamente isolato e relativo solo all’organo che era colpito. Le malattie venivano suddivise in due grandi gruppi: quelle riconducibili all’apparato respiratorio e quelle riguardanti problemi di carattere intestinale.

Anche la terapia era poco sviluppata: si basava essenzialmente su latte, siero e succhi di alcune piante (euforbio, elleboro come cardiotonico e diuretico, scammonea e coloquintide come purganti drastici, oltre ai semi di dafne, detti anche granelli cnidici, come revulsivo). Questi rimedi venivano adottati caso per caso sulla base dell’esperienza diretta o delle innumerevoli conoscenze che i medici di Cnido avevano acquisito nell’osservazione delle malattie e che erano state raccolte in varie opere conservate nella biblioteca della scuola.

L’evolversi della patologia nel tempo non veniva mai ipotizzato, probabilmente per una concezione della malattia ancora parzialmente legata ad una visione religiosa e per il ruolo fondamentale attribuito alla spontaneità della natura per il successo o l’insuccesso della terapia. Si legge nel trattato cnidio Sulle malattie: “Non si può conoscere per certo, né si riesce a precisare l’intervallo di tempo nel quale i malati periranno, né dire se esso sia lungo o breve; esso non è affatto rigorosamente determinabile, come alcuni affermano”.