Tra gli esercizi che risultano più stimolanti in campo linguistico vanno certo ricordati quelli etimologici. La storia delle parole suscita curiosità e talora accende anche l’inventiva….
In III C ci si è imbattuti, parlando dell’invito di Epicuro a tenersi lontani da impegni pubblici, nella radice lat. Ne è nata una gara accumulatoria di parole italiane che la contengono: latente, latitante…
Forse l’idea base dell’essere nascosto ha risvegliato negli studenti sogni riposti. A loro volta i sogni hanno incrementato le competenze linguistiche che si sono applicate ad essi stessi in un ingorgo creativo/ermeneutico.
Così dal lathe biosas del filosofo di Samo siamo approdati, in un viaggio verbale vertiginoso, alla volontà di annullarsi del Lat-ino stesso, lingua che non avrebbe intenti comunicativi ma che al contrario vorrebbe celare la sua esistenza, rimanere lat–ente, celata, inoperante.
Che l’eliminazione del latino da alcuni curricola scolastici possa essere connessa con il neoscoperto etimo e col tentativo di creare una corrispondenza tra etimo e realtà? Che rinasca la vexata quaestio del rapporto tra le parole e le cose?
C’è una domanda che, quando non è posta esplicitamente, aleggia nell’espressione del volto dei nostri studenti: "A che serve il latino?". Per cavarsela, è disponibile un ricco campionario di risposte che sono state tesaurizzate negli anni grazie all’opera apologetica di molti.
Vi si può attingere liberamente ma è ineffabile la soddisfazione che si prova nel momento in cui si affaccia una nuova soluzione, a maggior ragione se si offre inaspettata, proprio quando non la cerchi, quando il quesito capitale temporaneamente non ti assilla con la sua urgenza.
Un giorno, durante la lettura per diletto di un poliziesco, (GIANNI BIONDILLO, I materiali del killer, Guanda, 2011) alcune righe hanno dischiuso nuove possibilità argomentative e nuove vie didattiche, che sono già state testate con successo in III e IV C:
“In tutto questo macello quelli dello SCO (Servizio centrale operativo) giunsero sulla scena del delitto non senza difficoltà, in extremis, per sentire extra moenia le relazioni di quelli della scientifica e per visionare in medias res la situazione in situ. Tutto era ancora in fieri, ma i tecnici raccontarono ab ovo cosa avevano scoperto, sapendo che in itinere molte cose erano, mutatis mutandis, da revisionare. Gli investigatori però non desideravano l’opera omnia delle loro analisi, sapevano che c’era sempre tempo per un errata corrige, volevano, apertis verbis, elementi su cui iniziare a ragionare. Dictum, factum: i tecnici, sarà per la peculiare forma mentis, spiattellarono ex abrupto le difficoltà riscontrate e quindi chiesero di pazientare ancora dato che gutta cavat lapidem”.
(N.B.: Tutti i link contenuti in questo articolo sono esterni al sito del Liceo "Galilei" e attivano collegamenti ad YouTube)
I fatti sono anomali ma spiegabili, spiegabilissimi. Durante un tema alcuni studenti, che rimarranno anonimi, presi dalla foga nello scrivere, si sono lasciati sfuggire un interesse, tenuto fino a quel momento rigorosamente segreto, per i romanzi storici.
Qualcun altro ha pensato di approfittare del lapsus per proporre a tutti la lettura di Pompei, bestseller di qualche anno fa, che intreccia sapientemente vicende d’invenzione con fatti storici autentici relativi ai giorni della catastrofe dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C.
In un sussulto di spirito autenticamente democratico si è organizzata così, sui due piedi, una votazione, preceduta da un breve dibattito. Pompei sì o no?
- Qualcuno ha chiesto di poter scegliere a ragion veduta, con l’alternativa chiara.
- Qualcuno ha sorriso soddisfatto, pregustando piaceri inenarrabili e per giunta…obbligatori.
- Qualche altro ha tentato l’impossibile: “Ma dobbiamo proprio”?
- C’è chi, infine, ha deciso di astenersi dal voto; forse per paura di dover scontare a breve una scelta incauta?
Insomma, non si può certo parlare di unanimità, concordia, omogeneità in III C – quanto ai libri, si intende!!!
L’urna ha decretato il trionfo leopardiano dell’incerto, dell’indefinito, dello sfuggente sul “tristemente” noto. Come a dire che “La speranza non muore mai”:
- Forse ci farà uno sconto!
- Forse l’altro libro sarà più corto!
- Forse si dimenticherà di trovare l’alternativa!
I sostenitori del romanzo storico, dopo lo smacco, non ritengono tuttavia che sia tutto perduto: lunedì si presume tornino gli assenti, cui essi si vogliono affidare come extrema ratio. Chissà se questi si faranno convincere a sostenere la loro causa!
Uomini che rimbalzano come palle di gomma: ecco i personaggi del Candido di Voltaire, ultima lettura della IV C.
Passati a fil di spada o impiccati, dati comunque per morti, irrimediabilmente morti, a distanza di qualche capitolo alcuni tornano inaspettatamente in scena.
Donne che hanno subito violenze estreme sopravvivono, sfigurate ma vive, pur ritrovandosi in qualche caso addirittura con una chiappa in meno, avendo dovuto placare la fame dei Giannizzeri.
Sembra proprio che il prosieguo della vicenda sia affidato a processi vistosi di cicatrizzazione. E’ come se l’autore volesse fare di ogni figura un concentrato di sciagure, prodotte dalla storia o dalla natura: non solo l’uomo, infatti, con guerre, mutilazioni, autodafé, imposizione della schiavitù infierisce sull’uomo ma anche la natura si dà da fare con terremoti e tempeste.
Come si può spiegare questa scelta di Voltaire a livello narrativo? con un principio fondamentale della sua prospettiva: riconoscere il male è necessario per poter cominciare a progettare e realizzare un mondo diverso.
Reazioni degli studenti: sconcerto è quella dominante.
Qualcuno ha raccontato che, mentre procedeva con la lettura, sicuro di aver lasciato l’ ”eroe” in Europa, se lo è ritrovato inspiegabilmente nella foresta equatoriale sudamericana quasi arrostito/ lessato dalla tribù cannibale degli Orecchioni. Qualcun altro, imbattutosi in uno dei tanti redivivi della vicenda, ha dubitato della sua lucidità di lettore… o di quella dell’autore?
Il Candido continua a sorprendere col ritmo rapido delle avventure inverosimili del protagonista e dei suoi compari, impegnati in un giro del mondo conoscitivo e formativo.
Memorandum. E’ il momento giusto per impegnarsi… alla conquista di gloria imperitura. Come?
Semplice. La biblioteca dell’istituto ha bandito un concorso sul tema del bosco.
Che cosa bisogna fare?
Si possono presentare anche foto scattate da sé.
Orsù, date libero sfogo alla vostra creatività!
Per aiutarvi, ecco un esempio:
a)
W. Disney, da La bella addormentata nel bosco
+
b)
Alice vagava coi pensieri in questo modo, quando giunse vicino al bosco, che era molto fresco e ombroso. "Perlomeno è un sollievo" disse, mentre si inoltrava tra gli alberi, "dopo aver patito tanto caldo, entrare in - in un - un che cosa?" aggiunse, piuttosto sorpresa di non riuscire a ricordarsi la parola. "Voglio arrivare sotto - sotto questo!" e toccò con la mano il tronco dell'albero. "Come si chiama? Chissà! Secondo me non ha nome... anzi non ce l'ha di certo!"
L. CARROLL, da Attraverso lo specchio
+
c) Alice col suo sguardo infantile riscopre il bosco dopo averne assaporato la frescura, lo vede con occhi nuovi. Dapprima pensa di essersi dimenticata le parole che ne indicano i componenti, poi addirittura ritiene che i nomi non ci siano proprio. E’ un mondo tutto da reinterpretare alla luce solo delle sue emozioni e impressioni, privo persino dei percorsi stabiliti dai segni linguistici.
Molti terapeuti oggi consigliano di muoversi fra le piante dei boschi per recuperare energia, sfogare ansie represse, acquisire serenità tramite un contatto genuino con le cose della natura, abbracciare i tronchi centenari significa sperimentare un rinato slancio vitale.
Anche Aurora, la principessa della fiaba, fra piante e animaletti affettuosi e mansueti, cammina spensierata incontro al suo futuro.
L’incontro tra Richard Wagner e la quarta C si è rivelato felice. Tutti nelle prime file per non perdere una nota il 18 gennaio scorso all’Auditorium.
Che le forti sonorità abbiano mascherato degli sbadigli? Pare di no, fonti autorevoli sostengono che i brani proposti dall’orchestra Haydn siano stati autenticamente apprezzati.
Prossimo appuntamento musicale Bz 31 marzo con La traviata di G. Verdi.
E’ crollato un pregiudizio, una leggenda è stata cancellata. In fondo in fondo alcuni libri proposti a scuola piacciono.
Gli studenti della IV C, senza neanche essere sottoposti alla tortura, hanno ammesso che i libri assegnati nel corso del primo quadrimestre – alcuni racconti e un’opera teatrale di Dürrenmatt – strani sì, ma forse proprio per questo interessanti lo sono davvero. Del resto se protagonisti dei Fisici dello scrittore svizzero sono Newton, Einstein e Möbius, internati in una clinica per malati di mente, tutti e tre assassini delle loro infermiere, tutto diviene davvero possibile….
Ironico/a e disincantato/a, fissa nella memoria gli avvenimenti della settimana.
Chi sarà?